Graffi Atavici nel Ventre della Terra
L’artista ha una sua maniera di interpretare i dilemmi antichi dell’uomo. Il corpo e la sessualità, l’estetica e la magia: natura e cultura, sono i territori di un sentiero espressivo e dialettico che Marino percorre per lunghi tratti.
Si tratta di un itinerario che bisogna seguire con attenzione, di un percorso creativo che va indagato, almeno nelle sue tappe essenziali, se si vuole veramente cogliere il senso e il valore delle soluzioni cui l’artista perviene oggi, apportando così il suo ulteriore contributo alla vicenda dell’arte. Marino di certo, non disdegna il dialogo con la dimensione storica concreta della pittura, e sul suo sentiero creativo sono disseminate moltissime tracce della sua ricerca, delle sue infatuazioni come dei suoi amori. Il suo universo estetico rivela più di un indizio delle passioni nutrite dall’artista per certe “tradizioni”, per certe avanguardie, d’oltralpe, futuriste, mitteleuropee. Ma forse l’influsso che si manifesta più intensamente è quello di una classicità essoterica, popolare persino, che è fra le matrici più tipiche dell’immaginario collettivo (3), sempre costellato di visioni suggestive, di “fantasie”, sensuali o inquietanti, “segrete” oppure o-scene. La teoria dei falli, eretti, a riposo, camuffati, che punteggiano il suo itinerario estetico è terribilmente debitrice di quel priapismo che, dall’ellesponto, passando per la Magna Grecia, viene incorporato nel culto delle italiche genti, fino a divenire romana simbologia domestica, icona popolare.