- Date: Gennaio 6, 2022
- Categories: GRAFFISCULTURE
Monumento al Lavoro
Il fare di Enzo Marino, rientra a pieno titolo tra quello di quegli artisti, che a partire dalla seconda metà degli anni ottanta ha fatto del citazionismo, o al già fatto, il loro punto di riferimento, sperimentando nuovi processi logici, artistici, con materiali di qualsiasi tipo per affermare
una creatività delle arti visive sempre radicata in operazioni concettuali. Nella pittura di Enzo Marino si rinviene anche il ritorno all’esercizio pittorico-manuale in cui irrompe il nuovo figurativo. Punto di riferimento del citazionismo del Novecento, è stato il tanto bistrattato De Chirico, che aveva fatto suo il ready made di Duchamp. Negli anni ‘70 egli era stato, a sua volta, un punto di riferimento per Giulio Paolini da un lato, e per Salvo e Luigi Ontani dall’altro. Non a caso questo periodo (1972 o 1973) è dai più definito protocitazionismo. Il citazionismo come movimento di pensiero si afferma a partire dagli anni ’80 e conduce a due diversi raggruppamenti – a volte a tre se si pensa che anche una parte della Transavanguardia spesso viene inclusa in questa etichettatura dei movimenti. Da una parte un passato remoto che ritorna nel fare dell’arte frammisto a nuove tecniche stilizzate e impastate dal linguaggio elettronico che conduce a non dare spessore alla figura o a sagomarla o a tratteggiarla fino a renderla astratta (nel senso etimologico del termine): cioè le figure vengono rese nella costruzione stilizzate come nel prospettico dei primitivi (del tipo mosaico bizantino, smalti o vetrate gotiche). Dall’altra si nota un ritorno all’accademico. Si prende come punto di riferimento della citazione un altro passato, quello di un rutilante seicento o un settecento leccato o gelido. Questi due raggruppamenti artistici, per la loro produzione arbitraria o ossessiva ma pur sempre rigorosa nella propria relazione compositiva, vengono ricordati dalla maggior parte dei critici come movimenti che fanno a gara nello sfidare il Kitsch. A quel primo gruppo appartiene il movimento dei Nuovi Nuovi il cui teorico è Renato Barilli. Essi vengono etichettati anche come generazione postmoderna (tra di essi Francesca Alinovi, Roberto Daolio o Mainolfi, Faggiano Spoldi). L’altro gruppo di Anacronisti (riportati anche con altre etichette come Ipermanierismo o Pittura colta), che faceva riferimento al teorico Maurizio Calvesi con gli artisti A. Abate, Di Stasio, Galliani, Piruca, Bonechi. La teoria del citazionismo a volte viene estesa anche all’espressionismo mediterraneo più sfatto e decadente di certi stransavanguardisti, specie Chia e Chucchi. L’opera di Enzo Marino attraversa questi movimenti, pur rientrando nella estetica citazionista. La sua ricerca è quella di una nuova espressività del fare nel riporre i miti greci o animisti frammisti alla mitologia coeva della antropologia moderna, con oggetti presi dalla civiltà consumistica in connessione e soprapposti a quelli del passato. La pittura costruisce forme senza i tradizionali pennelli. Essa è stesa con un rullo e induce Marino ad una scelta espressionista e postmoderna della composizione. Egli, infatti, è collocabile tra il citazionismo dei Nuovi Nuovi e le spinte dell’espressionismo mediterraneo della Transavanguardia. La sua stesura del colore a rullo è il segno pittorico nuovo mentre le citazioni antropologiche si muovono tra il passato (il mito del sole, ecc.) e i miti contemporanei (gli occhiali, ecc.).